Indicizzazione delle Pensioni

L’indicizzazione delle pensioni

L’Inps ha chiarito, con la circolare 125/2015 e con il messaggio 4993/2015 le modalità di calcolo per la restituzione degli assegni coinvolti nel blocco biennale 2012 – 2013 dell’indicizzazione previsti a seguito dell’approvazione definitiva della legge 109/2015.

La riforma Fornero Dl 201/2011 negava la rivalutazione delle pensioni superiori a euro 1443 per gli anni 2012 e 2013.La misura era stata giustificata quale provvedimento di emergenza finanziaria. Dal 1° gennaio 2014 la rivalutazione è stata riattribuita seppur con gradualità in funzione dell’importo senza prevedere alcun recupero per gli anni di blocco.

La Corte Costituzionale con sentenza 70/2015 ha cancellato la mancata rivalutazione per il biennio 2012-2013 poiché fa rilevare che il legislatore, tra gli altri aspetti, deve perseguire un progetto di uguaglianza sostanziale in modo da evitare disparità di trattamento verso i pensionati. La legge 109/2015 2015 manifestamente incongruente con la sentenza della Corte interviene sul comma 25 dell’articolo 24 del Decreto Legge 201/2011 introducendo, retroattivamente, un diverso sistema d’indicizzazione degli assegni superiori a 3 volte il trattamento minimo Inps e sino a 6 volte il minimo.

Chi ha un trattamento superiore ai 2.810 euro lordi mensili nel 2011 non ha recuperato neanche un euro degli oltre 6 mila euro lasciati nelle casse dello stato.

Ciò ha portato inevitabilmente a una perdita irrecuperabile e quindi a una riduzione del potere di acquisto. Per questo, secondo la Corte, il diritto a una prestazione previdenziale adeguata è irragionevolmente sacrificato essendo intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale.

La pensione è, infatti, intesa quale retribuzione differita in un quadro di solidarietà.

In definitiva la classe media resta quella maggiormente colpita dalla decisione dell’esecutivo.

A questo punto la strada del ricorso è l’unica percorribile perché la legge 109/2015 prevede la restituzione di una tantum, ignorando completamente gli assegni superiori a 2810 euro lordi mensili.

Il danno economico dei pensionati coinvolti dal blocco è, infatti, notevole.

Risulta che gli arretrati spettanti arrivano a superare i 5 mila euro e la perdita annuale, a regime, i 2mila euro. Si contano complessivamente 749.000 i pensionati completamente esclusi.

Alla luce di quanto rappresentato, si ravvede l’opportunità di inviare intanto all’Inps al fine di interrompere la prescrizione, entro il 31.12.2016, a cura del pensionato, una diffida fac- simile che si riporta.

novembre 2016

Giuliano Coan
Consulente in diritto previdenziale e docente in materia. Autore di studi e pubblicazioni

 

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